Luciano Pavarotti: 61 anni fa l’esordio musicale del Maestro

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Di Alessandro Carugini

Luciano Pavarotti, conosciuto nel mondo anche come “Big Luciano”, è senza ombra di dubbio uno dei più grandi tenori a livello mondiale. Ancora oggi è considerato una delle voci più belle e inconfondibili della lirica. Luciano Pavarotti è stato un talento immenso capace di incantare tutti i teatri più importanti al mondo, di vendere oltre 100 milioni di copie dei suoi dischi e di vincere numerosi premi.

L’inizio della sua carriera

Luciano Pavarotti è nato a Modena il 12 Ottobre del 1935. Il padre si dilettava a cantare a livello amatoriale in una piccola associazione di coristi non professionisti, la «Corale Gioachino Rossini» e fu lui a trasmettere al figlio la passione per la musica operistica, trovando nel giovane altrettanto interesse.

Luciano decise di non intraprendere una carriera musicale vera e propria, ma dedicò i suoi studi all’insegnamento. Ha iniziato ad insegnare ginnastica alle scuole elementari per due anni, dopo essersi iscritto nell’Istituto magistrale di Modena. Nonostante il ruolo di insegnante, non aveva abbandonato gli studi di canto con il tenore Arrigo Pola. Quando quest’ultimo partì per il Giappone, proseguì la sua preparazione con il Maestro Ettore Campogalliani. I due sono i suoi unici Maestri dei quali, Pavarotti, manterrà canoni e principi per tutta la sua carriera. A poco a poco entra nel mondo della musica lirica a pieno ritmo ottenendo nel 1955 il suo primo successo. Infatti, durante il Festival di Llangollen in Galles, l’esibizione della “Corale Rossini” ottenne il primo premio.

1961: l’anno della svolta

Nel 1961 Big Luciano ottiene il primo riconoscimento personale. Durante il “Concorso Internazionale Achille Peri”, organizzato da Luigi Reverberi, un noto talent scout di giovani cantanti lirici, Pavarotti ottenne la vittoria. Il premio permise a Luciano di esibirsi davanti al grande pubblico il 29 aprile del 1961. Al “Teatro Municipale” di Reggio Emilia. In questo giorno di 61 anni fa, Luciano Pavarotti ottenne la sua consacrazione artistica interpretando Rodolfo ne “La bohème” di Puccini, diretta da Francesco Molinari Pradelli.

Anni dopo lo stesso Pavarotti dirà che “il ruolo di Rodolfo nel lavoro pucciniano La bohème è rimasto quello più rappresentativo del mio repertorio”, tanto che Rodolfo sarà una sorta di suo alter ego sul palco per tutta la durata della sua carriera.

La bohème” iniziò una specie di tour teatrale in diverse città italiane ed ebbe addirittura alcune richieste all’estero. Sempre in questo periodo Pavarotti interpreta il Duca di Mantova nel Rigoletto. Il successo ottenuto consacrò la sua figura di tenore in tutta Italia.

Ma il 1961 fu l’anno d’oro di Big Luciano. Infatti interpreta Alfredo Germont ne “La traviata” nel tour a Belgrado del Teatro La Fenice di Venezia.

La consacrazione all’estero

Ormai una celebrità in Italia, Pavarotti pensava a conquistare l’estero. Nonostante qualche richiesta nei primi anni sessanta, il tenore fuori d’Italia raramente riceveva menzioni dai critici specializzati.

La svolta arrivò, neanche a dirlo, con “La bohème”, che gli permise di mostrarsi al pubblico inglese. Pavarotti ebbe molte richieste per cantare alla “Royal Opera House” di Londra, in sostituzione del tenore siciliano Giuseppe Di Stefano. Lo rimpiazzò sia in teatro che in televisione al “Sunday Night at the Palladium”, un noto programma inglese: il mezzo perfetto per affermarsi al mondo.

Viene notato dall’etichetta Decca Records e poco dopo vennero messe in commercio le sue prime incisioni. Il direttore d’orchestra Richard Bonynge, gli richiese di esibirsi a fianco alla moglie, Joan Sutherland. Con la Sutherland, nel 1965, Big Luciano mise piede per la prima volta negli USA, dove ricoprì il ruolo di Edgardo nella “Lucia di Lammermoor” di Donizetti sotto la direzione dello stesso Bonynge. La Sutherland lo accompagnò successivamente ne “La sonnambula” di Bellini e ne “La traviata” di Verdi.

L’exploit arriva il 17 febbraio 1972, alla Metropolitan Opera House di New York. Durante la rappresentazione di “La Fille du Régiment” di Donizetti esegue nove “DO” acuti a piena voce. Il pubblico, incredulo, ed in visibilio gli regala una standing ovation mai vista prima e lo chiama al sipario 17 volte. Record finora imbattuto.

L’ingresso nella musica pop e l’impegno sociale

Dal 1992 al 2003 Big Luciano ha tenuto nella sua Modena dei concerti annuali chiamati “Pavarotti & Friends”. Questi spettacoli riunivano sul palco i più famosi artisti della scena musicale italiana e straniera che duettavano con il Maestro stesso. Lo scopo era quello di raccogliere fondi per sostenere iniziative di sostegno e sviluppo nelle zone povere del mondo. Oltre 100 artisti hanno duettato con Pavarotti durante le varie edizioni di questo evento tra cui Anastacia, Barry White, Biagio Antonacci, Andrea Bocelli, Jon Bon Jovi, Bono Vox e The Edge degli U2, James Brown, Mariah Carey, Eric Clapton, Lucio Dalla, Deep Purple, Céline Dion, Elisa, Gloria Estefan, Bob Geldof, Giorgia, Elton John, Tom Jones, Jovanotti, B.B. King, Simon Le Bon dei Duran Duran, Luciano Ligabue, Brian May e Roger Taylor dei Queen, George Michael, Liza Minnelli, Morcheeba, Dolores O’Riordan dei Cranberries, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Spice Girls, Sting, Renato Zero e Zucchero.

L’eredità artistica e sociale del Maestro

Il 6 settembre del 2007 i mass media di tutto il mondo annunciano la morte di Luciano Pavarotti, scomparso nella sua Modena dopo una dura e lunga battaglia contro il cancro.

Oltre ai suoi concerti ci restano impressi negli occhi anche il look del grande Maestro: la sua camicia floreale rossa, i suoi cappelli, le sciarpe e i foulard. Piccoli elementi di un successo straordinario. Ma Luciano non è diventato famoso solo per la sua voce straordinariamente potente ma anche per la sua grande e radiosa personalità che ne ha fatto un ambasciatore del bel canto e della cultura italiana nel mondo. Ed oltre alle sue splendide aree e canzoni, ciò che ci ha tramandato è racchiuso nell’importanza di promuovere la cultura per costruire un mondo migliore.

Alessandro Carugini

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