La musica, come ben sappiamo, ha avuto spesso un ruolo incisivo nelle questioni sociali, e la lotta contro l’AIDS ne è la prova. Come ogni 1° dicembre, oggi ricorre il World AIDS Day, giornata mondiale indetta nel 1988 per sensibilizzare e informare circa il virus dell’HIV. Questo male silente ha ucciso, dal 1981, oltre 25 milioni di persone, confermandosi come una delle epidemie più letali della storia e un’emergenza ancora attuale, nonostante i notevoli passi avanti fatti dalla medicina per debellarla.
Nel corso del tempo, diversi cantanti, in particolare i musicisti attivi negli anni Ottanta, decennio in cui la malattia è stata ufficialmente riconosciuta, hanno scritto e interpretato brani dedicati a questo tema, portando esperienze personali nei loro testi. Elton John, ad esempio, nella sua The Last Song, ha omaggiato Ryan White, giovane americano affetto da emofilia, infettato dopo una trasfusione e divenuto simbolo della guerra contro l’HIV. Il baronetto del pop e il ragazzo erano diventati amici e, al funerale di quest’ultimo, l’interprete ha suonato al pianoforte Skyline Pigeon, il cui testo è stato inciso sulla sua lapide. Lou Reed, in Halloween Parade, ci ha offerto una sorta di “memoriale ai caduti”, descrivendo una parata immaginaria, composta per metà da membri della comunità LGBTQ del Greenwich Village e per metà da persone decedute in seguito a complicazioni correlate al morbo.
Lotta contro l’AIDS: le stelle della musica unite contro il virus
Storie vere, di amicizia e di amore. Storie come quella di George Michael, che ha dedicato al suo compagno brasiliano Anselmo Feleppa, scomparso due anni prima, la struggente Jesus to a Child. Un saluto intriso di sentimento, scritto di getto, punta di diamante di un album interamente pensato per il suo amato. Storie di “rivali” unite dalla battaglia comune contro l’HIV, come Cyndi Lauper e Madonna. La prima, con la canzone per un suo amico, spentosi troppo presto, chiamata Boy Blue, ispirata alla popolare filastrocca Little Boy Blue. La seconda, con In this life, tributo al suo ex coinquilino Martin Burgoyne, volto noto dello Studio 54, morto a soli 23 anni. Vite differenti, persone differenti accomunate dallo stesso, tragico destino.
Voci diverse, tante femminili. Dive di ieri, come le TLC, noto girl group statunitense, che nella loro Waterfalls trattano il sesso sicuro, attraverso la vicenda di una donna che convince il suo partner ad avere un rapporto non protetto, contagiandolo. Dive di oggi, come Sia, con Free Me, pubblicata per raccogliere fondi per la ricerca. Una canzone accompagnata da un video potente, con protagoniste Julianne Moore e Zoe Saldana. E dive di sempre, come Annie Lennox, autrice del pezzo Sing, un messaggio di speranza composto per una campagna di responsabilizzazione.
Canzoni e HIV: tra colonne sonore e tributi
Musica, cinema e teatro s’intersecano in vari modi tra loro, anche quando vengono toccate corde delicate, come quella dell’AIDS. Impossibile, dunque, non parlare di Philadelphia, lungometraggio con Tom Hanks nei panni di un avvocato sieropositivo, che si batte per non perdere il lavoro. Un film che ha segnato uno spartiacque nella percezione del virus, reso indimenticabile anche da una colonna sonora d’eccezione, a cura di Bruce Springsteen (Streets of Philadelphia) e Neil Young (Philadelphia).
Dal maxischermo al palcoscenico, tante produzioni narrano un’epoca di paura e pregiudizio, che ha colpito intere generazioni, accanendosi soprattutto sui più giovani. Il visionario Jonathan Larson, ci offre uno spaccato amaro della realtà nel suo capolavoro, Rent. Rielaborazione moderna e in chiave rock de La Bohème di Giacomo Puccini, il musical rappresenta una società apparentemente festaiola e vivace, sulla quale però incombe l’ombra dell’AIDS. Ombra che porta via uno dei personaggi principali, celebrato nella dolce ballata Seasons of Love. In questo caso non c’è un vero e proprio riferimento alla malattia, ma un corale commiato all’amico perduto, che non viene “ridotto” a ennesima vittima. Un inno commovente, che ci ricorda che chi soffre non deve essere mai privato di se stesso, ma deve continuare a essere trattato o ricordato come un essere umano, che ha gioito, ha amato, e ha vissuto.
Federica Checchia
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