Julianne Moore, espressione elegante di tutto quello che le donne non dicono

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Di Redazione Metropolitan

Julianne Moore, ma quanti anni hai? Beh, l’età delle donne non si svela! Soprattutto nel caso dell’affascinantissima attrice, che in barba agli anni e alle dure leggi di sopravvivenza hollywoodiana, continua ad inanellare un successo dopo l’altro. E giusto la settimana scorsa, é stata nominata all’undicesimo posto nella classifica dei migliori attori del secolo del NY Times.

Attiva al grande schermo fin dall’inizio degli anni novanta, sbalordisce la critica con America Oggi (1993) del maestro Robert Altman, e si afferma tanto in successi commerciali (Nine Months, Il mondo perduto-Jurassic Park) nonché nel cinema d’autore di Paul Thomas Anderson (Boogie Nights, Magnolia). Strappa poi il ruolo della poliziotta Clarice in Hannibal, battendo concorrenti del calibro di Gillian Anderson, Helen Hunt e Cate Blanchett. E come non dimenticare la sua caricatura dell’artista femminista e avant-gardista nell’esilarante Grande Lebowski?

Il segreto di Julianne Moore, tra discrezione e amore delle imperfezioni

Si apre per l’attrice il periodo d’oro degli anni 2000 con la doppia nomina Oscar nel 2003 per Lontano dal Paradiso di Todd Haynes e The Hours di Stephen Daldry. Entrambi i film sembrano definire il tipo di ruolo che le verrà più spesso attribuito, di donna ordinaria e problematica alle prese con emozioni troppo forti, che cerca di reprimere. Ruoli e situazioni che la Moore ritrae con una vena realistica e il rifiuto di ogni cliché, mostrando, secondo i critici del NY Times, la paletta di un’emozione in tutte le sue sfumature, senza ricorrere pero’ a esternazioni semplicistiche, come il pianto o le risa.

non mi importa che i miei personaggi siano “forti”. Non mi importa perfino che siano assertivi. Cerco quella qualità che sia umana e riconoscibile e emotiva. Sai, non siamo perfetti, non siamo eroici, non abbiamo il controllo. A volte siamo i nostri peggiori nemici, siamo la causa delle nostre proprie tragedie… questo tipo di materiale è quello che mi interessa veramente.

Nel 2014 con il film Still Alice, la sua magistrale interpretazione di un’emerita linguista affetta da una forma presenile di Alzheimer le varrà l’Oscar di miglior attrice protagonista, il Golden Globe di miglior attrice in un film drammatico, B.A.F.T.A , il premio Critics’ Choice e Screen Actor Guild e quant’altri. Lo stesso anno continua a stupire per versatilità, adottando ruoli meno naturalistici e più iperbolici, come quello della “iena hollywoodiana” nel film di Cronenberg Maps to the Stars, che le vale il premio dell’intepretazione femminile al Festival di Cannes.

L’attrice Julianne Moore, tra i migliore interpreti del secolo, secondo il NY Times – Photo Credits: Uselessdaily.com

Julianne Moore, bambina-camaleonte

Il meraviglioso talento dell’attrice e la sua abilità ad immergersi nei panni degli altri sono forse il risultato di un’infanzia particolare. Così nel caso dell’ottima collega Amy Adams,  il padre di Julienne Moore faceva parte dell’esercito statunitense e ha trascinato la sua famiglia di base in base.

Quando ero una ragazzina ho traslocato spesso perché mio padre era nelle armi, perciò ero sempre nuova a scuola. Penso che sia capitato a tutti di essere ignorati in una stanza. E’ un’esperienza che tutti dovrebbero attraversare, di sentirsi invisibili, perché insegna ad essere empatici.

L’esperienza, anche se dolorosa, è per la Moore fondamentale nel suo percorso d’attrice:

Cambiavo a seconda di dove mi trovavo. Andavo in una scuola, e tutti danzavano in un certo modo, e poi in un’altra scuola, notavo che nessuno sollevava i piedi ballando. In queste situazioni ti ritrovi a dirti, OK, struscerò i piedi invece di sollervarli. Impari che non c’è un modo solo di essere o di ballare. Per qualche ragione, un sacco di attori sono usciti fuori grazie a questo tipo di contesti vagabondi – figli di militari o missionari o venditori. Ti insegna ad ad osservare, reinventare e che la personalità è mutevole.

Autrice di successo di una serie di libri su una bambina che odia le proprie lentiggini

La bambina timida e invisibile è rimasta dentro l’attrice, che ha realizzato una serie di libri per l’infanzia, la cui protagonista è una ragazzina che odia le proprie lentiggini. La serie si chiama Freekleface Strawberry, è un best seller adattato anche in musical, ed insegna ai bambini che è posibile affrontare e superare i propri problemi.

Attrice versatile, adatta ai blockbuster come ai film indipendenti, ai ruoli iperbolici  come a quelli naturalistici, scrittrice di successo… C’é qualcosa che non sai fare? Happy Birthday, Julianne Moore!

Sara Livrieri

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