Pino Daniele: il ricordo dell’uomo in blues

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Di Redazione Metropolitan

Oggi il cantautore e chitarrista Pino Daniele avrebbe dovuto compiere 67 anni. Nei giorni che sono seguiti alla sua scomparsa (4 gennaio 2015), Napoli, sua città natale, lo ha ricordato con un flashmob di circa centomila persone e una cerimonia a Piazza del Plebiscito officiata dal Cardinale Crescenzio Sepe.

Tra gli anni Settanta e Ottanta Pino è stato tra i musicisti più innovativi del panorama musicale italiano. La sua passione per il rock, jazz e blues ha dato origine a uno stile denominato da lui stesso ‘tarumbò’, per indicare la mescolanza tra tarantella e blues. Nel corso di più di quarant’anni di carriera ha collaborato con artisti dal calibro di De Gregori, Dalla, Battiato, Ralph Towner, Eric Clapton, riuscendo ad entrare nei loro mondi in un modo personale e creativo.

Pino Daniele: gli esordi musicali e il successo

Nato e cresciuto nel centro di Napoli, impara a suonare la chitarra da autodidatta e fonda il gruppo Batracomiomachia insieme a cinque amici, tra cui Enzo Avitabile. Dopo una breve attività da turnista, nel 1976 entra come bassista nei Napoli Centrale, dove conosce James Senese, sassofonista di Pino nei suoi primi album. L’anno successivo esce il primo disco del cantautore, “Terra mia”; le sonorità e i testi sono propriamente di cultura partenopea. “’Na tazzulella ‘e cafè” è il suo primo brano a suonare in radio e nel disco è contenuta anche “Napule è”, canzone scritta all’età di diciotto anni.

Con l’album omonimo del 1979 Pino si distacca dalle influenze musicali partenopee e abbraccia quelle del blues. Nel disco spiccano i brani “Je so’ pazzo” e “Je sto vicino a te”, divenuti successi della sua produzione. Dopo aver aperto il concerto di Bob Marley a San Siro, pubblica l’album “Nero a metà”, al 17esimo posto dei 100 dischi italiani più belli. Il 19 settembre 1981 Pino si esibisce a Piazza del Plebiscito di fronte a duecento mila persone per l’uscita del quarto album “Vai mo’”, in cui sono contenuti i successi “Yes I Know My Way” e “Viento ‘e Terra”, che seguono la linea ‘tarumbò’.

Gli anni Novanta e Duemila

Dopo aver sperimentato sonorità acustiche e internazionali, il cantautore napoletano torna sul mercato discografico nel 1991 con il disco “Un uomo in blues”. Nell’album Pino torna al suono afro-americano ed è preminente l’uso della chitarra elettrica, evidenziato nel celebre brano “’O scarrafone”. Pochi mesi più tardi esce “Sotto ‘o sole”, il suo dodicesimo album, in cui è contenuta la meravigliosa canzone “Quando”. La consacrazione commerciale, però, arriva con i due album “Non calpestare i fiori nel deserto” (1995) e “Dimmi cosa succede sulla terra” (1997), nei quali collabora con Jovanotti, Irene Grandi e Giorgia, ottenendo 3 dischi di Diamante.

Con l’album “Medina” pubblicato nel 2001, il cantautore sperimenta contaminazioni con le sonorità nordafricane; nel disco è presente la canzone “Sara”, dedicata ad una delle tre figlie. In quegli anni condivide una tournée a quattro con i colleghi Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori e Ron. Il 26 giugno 2010 Pino partecipa al Crossroads Guitar Festival organizzato da Eric Clapton a Chicago. La sua ultima apparizione tv risale a L’anno che verrà il 31 dicembre 2014 da Courmayeur. Le poesie di Pino Daniele rimarranno eterne, come il suo spirito da uomo in blues.

Pino Daniele: le colonne sonore

Negli anni il cantautore napoletano si è prestato a scrivere le musiche per le colonne sonore di diverse pellicole. Portano la sua firma quelle per l’amico fraterno Massimo TroisiRicomincio da tre”, “Le vie del Signore sono finite” e “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”. Nel 1999 lavora per la colonna sonora di “Amore a prima vista” di Vincenzo Salemme e quattro anni dopo per “Opopomoz” di Enzo d’Alò.

Il brano “Je so’ pazzo” è presente nei film “Mi manda Picone” (1983) di Nanni Loy e “Maradona – La mano de Dios” di Marco Risi del 2006. Scrive la colonna sonora anche della pellicola “La seconda volta non si scorda mai” (2008), dove è presente Alessandro Siani, che lo omaggia nel suo film campione di incassi “Il principe abusivo” (2013).

Flavia Carrogu

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