Cinema

The boogeyman, dal 1 giugno al cinema: e voi avete paura dei mostri sotto il letto?

Il nuovo film horror diretto da Rob Savage, tratto da un racconto di Stephen King, è in tutte le sale a partire dal 1 giugno. E se i mostri sotto il letto fossero reali? Sicuramente vi sarà capitato, durante la tenera età, prima di andare a dormire di controllare sotto il letto. Una delle paure forse, più frequenti che si sviluppano quando si è piccoli. Quante volte, abbiamo fatto controllare a i nostri genitori, se nel corridoio, o nella stanza, ci fosse qualcosa o qualcuno nascosto. E le volte in cui quelle brutte paure dentro la nostra testa si trasformavano in incubi. E se quegli incubi fossero reali? Se nel buio, che tanto temiamo, ci fossero davvero dei mostri? E se, sotto il letto si nascondesse davvero “The Boogeyman”. Allora, non guardate sotto il letto!

L’horror più atteso dell’anno, vi aspetta al cinema a partire da oggi.

The Boogeyman ph@pinterest
The Boogeyman ph@pinterest

“The boogeyman” è tratto dal racconto “Il baubau” di Stephen King. Un libero adattamento e omaggio, ad uno degli scrittori per eccellenza del genere horror/thriller. Da  Stanley Kubrick (Shining), John Carpenter (Christine-la macchina infernale), Brian De Palma (Carrie-lo sguardo di Satana), David Cronenberg (La zona morta) e George A. Romero (Creepshow). Fino a Rob Savage. Pochi autori letterari, a parte ShakespeareAgatha Christie o Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti delle proprie opere. Stephen King è un’eccezione, e si riconferma ancora una volta, tra gli scrittori più influenti del ‘900.

Rob Savage prende ispirazione nuovamente, dai suoi racconti, portando alla vita un omaggio spirituale e paternalistico, dalla scenografia originale e a tratti inclusiva. Tanto da far entrare lo spettatore completamente in scena. Dal romanzo originale, il regista ha modificato vari aspetti, infatti sceglie di abbandonare l’unità di luogo della controparte letteraria, sostituendo lo studio psichiatrico del racconto originale, con l’abitazione del dottor Will Harper. Aldilà di questo aspetto, l’adattamento rimane fedele hai tratti creepy e mostruosi della storia originale.

“Ricordo vividamente il terrore che ho provato leggendo il racconto di Stephen King da bambino, ed è proprio questa sensazione di paura tipica dell’infanzia che volevo suscitare nel pubblico di tutto il mondo”

-Rob Savage, regista di “The Boogeyman”

La trama

Non vi è un luogo e un tempo definito. Ma si conoscono i personaggi che saranno le vittime di “Boogeyman”. L’uomo che cammina nell’ombra e ha sete di paura. Si nutre dei timori altrui, perchè agisce con il favore delle tenebre, quando nell’aria c’è il sentore di debolezza. E, quale posto migliore, se non nella mente di Sadie (Sophie Thatcher) e Sawyer (Vivien Lyra Blair). Due sorelle che hanno perso la loro povera madre in un terribile incidente stradale. Un padre assente, troppo concentrato sul proprio lutto per prestare loro attenzione. Ed è in questi momenti, che le paure si fanno spazio nella psiche e si installano nelle incertezze più concrete, il buio.

La mancanza di luce nelle stanze, la terribile ansia che si possa nascondervi qualcuno o qualcosa al suo interno. La costante sensazione di percepire delle presenze strane sotto il letto. E se quei mostri che tanto temiamo fossero reali? E se si nascondessero proprio sotto il nostro letto? Voi avete paura del buio?

Recensione di “The Boogeyman”

ll tema trattato è quello, tipico delle paure infantili, dell’uomo nero nascosto nell’armadio (appunto “Boogeyman” in inglese). Non vi sono scene splatter, ma è un film basato sulla tensione psicologica. I dettagli amplificano la profondità della tensione, generata sopratutto dal buio e dal mistero della presenza ambigua, che non verra mai vista completamente o per lo meno solo nel finale. A tenere viva la suspense, tipica di un tradizionale horror è l’elemento del “perturbante”. Ovvero come intendeva Freud:

Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare.

Infatti, in ogni horror e thriller che si rispetti, tale elemento è il generatore delle emozioni contrastanti, durante la visione. Un misto tra ansia, mistero, e disagio. Kubrick era noto, proprio perché tramite i suoi film, come lo stesso Shining, la sensazione che trapelava era quella della “stranezza inquietante”. Dal racconto del Mago Sabbiolino, che Freud utilizzò come esempio per affrontare alcuni dei fattori che trasformano l’angoscioso in perturbante, a Arthur Schnitzler e i suoi racconti del bambino posseduto dagli spiriti maligni, la doppia personalità di Danny e il suo rapporto telepatico con Hallorann.

Kubrick prende tutto questo e ne fa di una caratteristica principale da seguire, un filo conduttore che unisce la storia a dei dettagli tetri e oscuri. Dall’utilizzo del numero due, come le gemelle in Shining, o il costante dettaglio del color rosso. Molte sono le allusioni tra realtà e inganno, che creano il segno di angoscia nella nostra mente. Uno studio che risale ai primi monarchi delle storie horror, dalla stessa Mary Shelley, con il romanzo di fantascienza Frankenstein, tra mistero e angoscia, fino a il Dottor Jekyll di Stevenson che porta alla luce il tema della doppia personalità.

The boogeyman, il film che affronta i problemi con la realtà

Cominciavo a dirmi: forse, se pensi a lungo a una cosa, e ci credi, diventa reale. Forse tutti i mostri di cui avevamo paura da ragazzini, Frankenstein, il Lupo Mannaro, Mammona, forse erano tutti reali. Tanto veri e concreti da uccidere i bambini che si credeva fossero morti in fondo a una cava, o annegati nel lago, o che non erano stati trovati più… Forse…”

– Rob Savage, regista di The Boogeyman

Dalla mente di Lester Billings, l’uomo che si inoltra nella casa della famiglia Harper, fluttua lungo il confine (sottile) tra verità e degenerata psicosi – il mostro che sarà la rappresentazione carnale delle debolezze e paure umane nel film. Un’ambiguità di tale presenza, non svelata completamente nel film originale lascia dunque il posto, in questo nuovo adattamento a un progressivo “realizzarsi” del mostro. Che dalla confinata prigione di parole di un pazzo, assume al contrario forma corporea, uscendo dell’oscurità, in cui che dovrebbe abitare. Un presagio reale, che ipotizza in questa pellicola cinematografica, la possibilità di incarnare tali mostruosità. Una visione diversa dal punto di vista personale e soggettivo, di chi vive queste paure, dentro la sconfinata mente umana.

E voi avete paura del buio?

Irene Marri

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