I viaggiatori estivi, di norma, si dividono in due grandi team. Ci sono quelli che prediligono il mare, e quelli che si optano per la montagna in cerca di fresco. Esiste, tuttavia, un terzo gruppo, una zona grigia in cui si ritrovano tutti coloro che in vacanza non rinunciano al piacere di esplorare la giungla urbana. La scelta, dunque, ricade su mete cittadine, dalle grandi capitali a borghi più piccoli. Tra palazzi e grattacieli il contatto con la natura, di certo, viene meno. Eppure, spostarsi tra villaggi o metropoli permette d’immergendosi nella cultura di una nazione, scoprendone il passato.

Per i “topi di biblioteca”, inoltre, è l’occasione perfetta per seguire le orme degli autori amati, visitandone i luoghi dell’infanzia, o che ne hanno ispirato le opere più famose. Conoscere la storia dietro la penna, e contestualizzare i romanzi letti e riletti consente una visione a 360° di quelle pagine consumate. Passeggiare per le strade che hanno visto nascere questo o quel romanziere, respirare l’atmosfera che l’ha influenzato, è un sogno ad occhi aperti che vale la pena vivere. Ma quali sono i posti imperdibili per fare delle vere e proprie vacanze letterarie? Scopriamone alcuni.

Vacanze letterarie tra Regno Unito e Irlanda, da Shakespeare a James Joyce

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La casa natale di William Shakespeare, tra le mete più gettonate per delle vacanze letterarie

Il Regno Unito è la madrepatria di molti degli scrittori più celebri al mondo. Tra loro, spicca William Shakespeare. La sua casa a Stratford-upon-Avon è una Mecca per gli appassionati del Bardo e l’edificio in stile Tudor, in parte ricostruito, è ora adibito a museo. Al suo interno sono esposti gli oggetti di lavoro del padre di William, John, guantaio e commerciante di lana, oltre che una copia del primo scritto di Shakespeare. Il punto di maggiore interesse, in ogni caso, è la camera dove sarebbe stato partorito. La stanza è stata visitata anche da Isaac Watts, Charles Dickens e tanti altri, che hanno inciso il loro nome sulla finestra. Proprio a quest’ultimo è stata dedicata una casa-museo a Bloomsbury, quartiere londinese e culla di numerosi letterati.

Spostandoci in Irlanda, invece, è obbligatoria una tappa al No. 15 di Usher’s Island. La palazzina georgiana nel cuore di Dublino era la residenza degli zii di James Joyce. Le feste organizzate al suo interno dai parenti hanno dato vita alla cena al centro del racconto I Morti, contenuto in The Dubliners. Joyce disprezzava la città, eppure ne era ossessionato, tanto da dedicarle fiumi d’inchiostro. Camminando per i suoi vicoli, si colgono quei dettagli descritti tanto minuziosamente dal novellista, un vero e proprio tuffo tra i suoi capolavori.

Austen, Brontë, Woolf, le regine d’Inghilterra

Figlia di un pastore anglicano, Jane Austen non era di sicuro nata tra pizzi e merletti. Quando, però il fratello Edward, che era stato adottato da ricchi parenti senza figli, ereditò le dimore di Godmersham e Chawton, la sua vita cambiò. La prima, in stile italiano, ospitava regolarmente eventi mondani. La seconda, meno sfarzosa, era la perfetta villa di campagna della nobiltà inglese. Qui Jane poté studiare l’aristocrazia, cogliendone con occhio critico vizi e virtù, trasferendo poi nei suoi romanzi quanto osservato, attraverso i personaggi delineati con acume ed ironia. Ammirando le due residenze da vicino, si ha la sensazione di veder passare di corsa le sorelle Bennett, pronte per il ballo, e sperare d’incontrare Mr Darcy, anche solo per un istante.

Di tutt’altro stampo è Norton Conyers, nello Yorkshire. Nella lugubre magione Charlotte Brontë lavorò come istitutrice, come la sua Jane Eyre. E sono proprio sulle ombre di questo palazzo la maggiore delle Brontë sisters ha tratteggiato Thornfield Hall, dove si svolge gran parte del romanzo. Ogni angolo della casa viene descritto con dovizia di particolari, persino la scala nascosta dietro la galleria del primo piano. Il baronetto che l’aveva assunta, invece, divenne la base per l’ombroso Mr Rochester. Vale la pena addentrarsi tra i corridoi, sperando di non incrociare nessuna moglie rinchiusa al terzo piano.

A Talland House, in Cornovaglia, c’è un bellissimo faro, circondato dal verde e dal mare. Qui, Virginia Woolf e la sua famiglia trascorrevano la stagione estiva, in armonia e quiete. Quando poi, qualche anno dopo, il destino le portò via madre e due fratelli, la scrittrice non potè far altro che aggrapparsi ai ricordi dei giorni più lieti, tornando, nel suo Gita al Faro, proprio tra quelle dolci colline e quelle acque cristalline, in compagnia dei suoi cari fantasmi. Il luogo è un po’ più difficile da raggiungere, ma la vista e le malinconiche parole della Woolf che lo animano non hanno prezzo.

Agatha Christie, da Londra all’Egitto

Dame Agatha Christie, dopo la seconda guerra mondiale, lasciò la campagna per trasferirsi nei Lawn Road flats di Hampstead, zona a nord di Londra. La ricostruzione dopo il conflitto dona alle palazzine un rigore inedito e moderno, che finisce per contagiare anche i romanzi della Signora del brivido. Le finestre a nastro e la geometria diventano il teatro di caotici omicidi, e sta a Poirot e a Miss Marple riportare l’ordine.

Se, però, si vuole veramente entrare in uno dei casi del detective belga, si deve andare in Egitto. Sulle rive del Nilo, non lontano da Assuan si trova il maestoso il Sofitel Legend Old Cataract Aswan, hotel che vanta tra gli ospiti personalità come lo zar Nicola II, Winston Churchill, Margaret Thatcher, Jimmy Carter, François Mitterrand e la principessa Diana. La cliente più illustre, tuttavia, è proprio Agatha Christie, che vi soggiornò a lungo, durante la stesura di uno dei suoi gialli più celebri, Poirot sul Nilo. Impossibile non essere catturati dal fascino dell’Old Cararact, con un occhio sempre attento verso potenziali misteri da risolvere.

Vacanze letterarie in Europa: Francia, Germania, Repubblica Ceca

Il Vecchio Continente pullula di chicche letterarie da non perdere. Thomas Mann nacque in una splendida dimora rococò di Lubecca, in una famiglia agiata della borghesia tedesca. Le stanze in cui riecheggiano gioie e dolori della sua esistenza diventarono il teatro delle vicende dei Buddenbrook, personaggi fittizi che richiamano persone reali e mettono a nudo limiti e ipocrisie di un’intera classe sociale. La Buddenbrookhaus è una gabbia dorata, dalla quale non si riesce a uscire, e tra le viuzze di questo borgo medievale riecheggiano le angosce dell’autore.

Spostandoci nella vicina Francia, arriviamo a Parigi, in Boulevard Haussmann, dove Marcel Proust si rifugiò, trincerandosi al suo interno dopo aver trasferito i mobili della casa di famiglia. Dopo aver sigillato porte e finestre Proust restò lì in un voluto isolamento, a scrivere del passato, rifiutando presente e futuro, in tenebre da lui cercate, un pesante tendaggio in velluto a nasconderlo dal mondo circostante. Quella prigione divenne un nido accogliente, in grado di proteggerlo dalle ansie della realtà, mentre lui intraprendeva un viaggio alla ricerca del tempo perduto.

L’intera Praga, in un modo o nell’altro, è stata la casa di Franz Kafka. Dal numero 22 di Alchimistengasse, la strada degli Alchimisti (o Vicolo d’Oro), dove egli visse insieme alla sorella Ottla, all’appartamento in cui nacque, nella Città Vecchia, passando per altri innumerevoli indirizzi, dove l’inquieta famiglia Kafka abitò, cambiando domicilio continuamente, fino ai caffè frequentati in gioventù insieme ad altri artisti. Tutta la città vibra della sua presenza, facendo eco alla sua irrequietezza.

Il nuovo mondo

Dall’altro lato dell’Oceano Atlantico, ci sono svariati posti che un bookworm che si rispetti non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Finca La Vigia, tenuta cubana in cui Ernest Hemingway lavorò ad alcune tra le sue opere più importanti, come Per chi suona la campana, ne è un esempio. Lo statunitense scoprì l’isola casualmente e s’innamorò dei suoi ritmi lenti, oltre che della pesca del marlin, hobby che sperimentò ai marinai locali, muse ispiratrici dello sventurato pescatore nel suo celeberrimo romanzo Il vecchio e il mare.

Si scrive Aracataca, si legge Macondo. Il villaggio di fantasia, sospeso nel tempo di Cent’anni di solitudine, prende spunto da questo piccolo agglomerato di casette in Colombia, dove Gabriel Garcia Marquez venne al mondo, mosse i primi passi ed elaborò i suoi primi pensieri, intrecci della mente che si snodarono, anni dopo, in uno dei libri più sconvolgenti e profondi della letteratura. A metà tra una fiaba e un incubo, in un ciclo che sembra dover ripetersi per sempre, eppure immobile, la casa di Marquez è la casa di Aureliano, di José Arcadio, di Amaranta e di tutti coloro che vorranno passare di lì anche solo per un minuto, solo uno, per poi proseguire, lasciandosi alle spalle i Buendia e il loro destino, «perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra.».

Federica Checchia

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