Cinque sequel che non hanno rovinato il film originale

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Di Federica Checchia

Ogni volta in cui si parla di sequel, un cinefilo, da qualche parte nel mondo, avverte una fitta intercostale. Di fronte a capolavori del cinema moderno, infatti, si tende a storcere il naso al pensiero di un “capitolo 2”, che potrebbe rovinare il prodotto originale, snaturandolo o, semplicemente, riscaldando una minestra ormai fredda e consumata. Nel corso degli anni, questo timore è molto spesso divenuto una triste realtà. Lungometraggi autoconclusivi e perfetti nella loro interezza vengono riesumati dalle cineteche e costretti a tornare in vita a favore di botteghino. Operazioni che, oltretutto, sovente si rivelano fallimentari e deleterie per le case di produzione e per il pubblico, che assiste inerme allo scempio.

Negli ultimi tempi, il grande schermo fatica a ritrovare un’identità e una vena creativa originale, perso com’è nei meandri di saghe improbabili e reboot superflui. Quando non si hanno idee concrete e innovative, si pesca dal cilindro un format che funziona e lo si allunga all’inverosimile, dividendolo in episodi che si susseguono a multipli di tre. In alternativa, si cambia il cast e si lavora a un remake; oppure, in extrema ratio, si pensa a un proseguimento della storia iniziale. I risultati, quasi sempre, sono deludenti e approssimativi, specialmente quando a sedersi dietro la macchina da presa è un diverso regista. Fortunatamente, però, ogni regola ha la sua eccezione, e qui ve ne proponiamo cinque, nella speranza che la Settima Arte ritrovi se stessa.

Blade Runner: 2049 (2017)

Blade Runner. 2049, sequel di Blade Runner, capolavoro di Ridley Scott

Nei trentacinque anni che separano il cult movie di Ridley Scott dal thriller fantascientifico diretto da Denis Villeneuve, non si è scatenata nessuna guerra tra umani e androidi, per fortuna. Eppure, alcuni elementi distopici che avevano impensierito nel 1982, sono sempre più vicini alla realtà odierna, e la pellicola del 2017 sa cogliere l’essenza di una società in deterioramento, in cui la tecnologia sta prendendo sempre più il sopravvento sull’uomo. Blade Runner aveva lasciato il mondo con il fiato sospeso, a causa del finale aperto e dei dubbi riguardanti il destino e la natura del cacciatore di taglie cacciatore di taglie Rick Deckard, (Harrison Ford). In 2049, alcune di queste domande trovano finalmente risposta. Alcune, non tutte. Un Ryan Gosling in grande spolvero guida il carrozzone, vestendo i panni del replicante Joe, alias l’Agente K. Al suo fianco, di nuovo Ford, che ci ha preso gusto a riprendere i suoi vecchi personaggi, a decenni di distanza. L’opera di Villeneuve è una prosecuzione riuscita e, per certi versi, necessaria, della trasposizione cinematografica liberamente ispirata a Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?), romanzo di Philip K. Dick.

Before Sunset (2001)

Ambientato nove anni dopo l’indimenticabile notte vissuta a Vienna da Jesse e Celine (Ethan Hawke e Julie Delpy), il sequel è, in questo caso, indispensabile. Secondo episodio della trilogia ideata dal regista e sceneggiatore Richard Linklater, Before Sunset è uscito nelle sale nel 2001, e segue Before Sunrise, storia che si ispira a un incontro che Linklater ebbe con una donna in un negozio di giocattoli nel 1989. Abbandonate le vie della capitale austriaca, ritroviamo i due giovani amanti per le strade di Parigi, a parlare di vita e speranze disattese. I dialoghi e le convincenti performance dei due attori lo rendono un sequel romantico e delicato, in cui i sogni si scontrano con la realtà. Nel 2013, Before Midnight ha concluso le vicende dei due innamorati in balia del fato, donando alla loro love story il giusto finale.

Mad Max: Fury Road (2015)

Tre decadi esatte separano Mad Max: Fury Road (2015) da Mad Max Beyond Thunderdome (1985), terzo capitolo della serie nata dalla mente di George Miller, iniziata nel 1979 con Interceptor. Il quarto episodio del franchise ha luogo in un futuro postapocalittico in cui acqua e benzina sono, ormai, quasi introvabili. Produzione australiana-statunitense, vede nel cast nomi come Tom Hardy, Charlize Theron e Nicholas Hoult, ed è stato al centro di numerose polemiche durante le riprese. Nel febbraio 2013, infatti, la Namibian Coast Conservation and Management ha accusato la troupe di aver danneggiato flora e fauna del deserto del Namib, ma questo non ha fermato la lavorazione. Nonostante l’assenza di Mel Gibson, protagonista dei tre lungometraggi precedenti, Fury Road è un blockbuster di tutto rispetto, che rispetta il passato e ne offre una versione aggiornata, favorita dai mezzi tecnologici decisamente superiori rispetto agli anni Ottanta.

Il Padrino – Parte III (1990)

Candidato a sette Premi Oscar, Il Padrino-Parte III chiude la narrazione sulla famiglia Corleone. Avevamo lasciato il clan mafioso nel 1974, anno di uscita de Il Padrino-Parte II. Nel 1990, Francis Ford Coppola riprende in mano le fila della trama e ci catapulta nuovamente nel microcosmo newyorkese di Michael Corleone e affini. A prestargli il volto, di nuovo, Al Pacino. Al suo fianco, Diane Keaton, Andy Garcia, e una giovanissima Sofia Coppola, molto contestata per la sua prova recitativa. Il cineasta italoamericano, in realtà, avrebbe volentieri evitato questo sequel, ma la Paramount spinse per sfruttare ancora una volta una formula che aveva riscosso successo e aveva portato grandi risultati. Inizialmente, Coppola si tirò fuori dal progetto, ma ben presto cambiò idea, un po’ per orgoglio, un po’ per correre ai ripari dopo il flop di Un sogno lungo un giorno. Gli sforzi fatti durante le riprese vennero ripagati da un’accoglienza generalmente positiva da parte di critica e pubblico, in fondo contenti di avere un’altra occasione per immergersi nella Godfather Saga.

Toy Story 3 (2010)

Alzi la mano chi non ha pianto durante il finale. Non mentite, non vi crediamo. Scritto da Michael Arndt, il film è l’11° lungometraggio Pixar. Tom Hanks e Tim Allen riprendono i loro posti in sala doppiaggio, donando le loro voci allo sceriffo Woody e allo space ranger Buzz Lightyear; nella versione italiana, i personaggi sono affidati a Fabrizio Frizzi, che ci manca molto, e Massimo Dapporto. Andy, il bambino delle prime due pellicole, è ormai cresciuto, ma non riesce a staccarsi dai suoi amati giocattoli. In procinto di partire per il college, decide di conservarli in un sacco e di riporli nella soffitta di casa, ma qualcosa va storto. Le tribolazioni del cowboy e dei suoi amici sono stati un nostalgico ritorno al passato per gli ex piccoli spettatori del primo Toy Story, cresciuti insieme ai pupazzi. Il cartone animato è un mix di divertimento, leggerezza ed emozioni sincere, nonché la giusta “chiusura del cerchio” nella storyline di Andy. L’attesa del fandom è attenuata da un prodotto finale ben realizzato, fresco e sensibile, ed è impossibile trattenere la commozione (almeno una lacrimuccia!) nell’epilogo del sequel, mentre i protagonisti partono per nuove avventure, « verso l’infinito e oltre».

Federica Checchia

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