Edouard Manet, un impressionista che non voleva essere considerato tale

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Di Redazione Metropolitan

Edouard Manet nacque il 23 gennaio 1832 a Parigi, in una famiglia dell’alta borghesia. Sin dall’infanzia mostrò un fortissimo interesse nei confronti del mondo dell’arte, ma questa sua vocazione venne ostacolata in tutti i modi da suo padre Auguste. Questi infatti era un alto funzionario del ministero della Giustizia, e pretese che suo figlio seguisse le sue orme con la speranza di vederlo diventare un magistrato. Ma lo spirito artistico del giovane Manet era troppo forte per essere soppresso, e dopo anni di tentativi riuscì ad ottenere l’autorizzazione paterna per studiare le Belle Arti. Viaggiò a lungo per l’Europa, con l’intento di studiare artisti come Giorgione, Tiziano, Goya, Velazquez e molti altri.

Edouard Manet e il suo rapporto con l’Impressionismo

Per l’artista fu di fondamentale importanza l’amicizia che strinse con i pittori del circolo degli Impressionisti. Tra questi ritroviamo Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Cézanne e Camille Pissarro. Sebbene la critica tuttora lo consideri il padre di questa corrente artistica, Manet non volle mai essere considerato un pittore impressionista. Decise di non partecipare mai a nessuna mostra collettiva, nonostante cercò di sostenere in tutti i modi chi vi prendeva parte.

Dal punto di vista stilistico ci sono diversi fattori che inevitabilmente lo inseriscono in questo tipo di pittura. Nei suoi quadri le variazioni chiaroscurali sono messe da parte e la tessitura cromatica è luminosa e brillante. Grazie all’amicizia con Monet si avvicinò molto allo studio delle figure en plein air, ma al posto di focalizzarsi sul ritrarre numerosi paesaggi, i suoi soggetti preferiti erano gli esseri umani. Si distanziò dagli Impressionisti anche grazie all’uso del colore nero, che gli altri non adoperavano mai, e grazie ad un’intensa analisi degli artisti del passato.

“Colazione sull’erba”, un dipinto che creò scalpore

Edouard Manet nel corso della sua vita ha dipinto numerosissime opere degne di nota, ma ce n’è una particolarmente significativa. Si tratta di Colazione sull’erba, un dipinto che diede scandalo nella Parigi del 1863. Ciò che più di tutti scatenò critiche è senz’ombra di dubbio la figura della donna in primo piano. Questa è ritratta completamente nuda, con lo sguardo diretto verso lo spettatore in modo diretto e sfacciato. Non fu tanto la nudità in sé a inorridire il pubblico di quel tempo, poiché questa era ampiamente diffusa nella storia dell’arte, ma il fatto che fosse del tutto ingiustificata. Fino ad allora, le donne che venivano ritratte senza vestiti avevano sempre avuto dei pretesti storici, mitologici o letterari. Manet venne accusato di aver disonorato il modello classico, scegliendo dei perfetti parigini del tempo come soggetto. Gli uomini sono infatti raffigurati mentre indossano dei semplici abiti borghesi.

Le critiche però giunsero anche sotto il piano stilistico: l’opera era considerata lontanissima dalla tradizione accademica, poiché priva dell’uso del chiaroscuro e della prospettiva geometrica. La notizia di un quadro cos’ scandaloso giunse fino a Napoleone III che decise di recarsi in prima persona a vederlo e lo giudicò come uno spregevole insulto alla morale borghese. Ciò però non fece altro che accrescere la fama di Manet, che in pochissimo tempo da questa tela divenne il pittore più discusso di Parigi.

Ludovica Nolfi

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