Oggi utilizzare l’orchestra su qualsiasi genere musicale è abbastanza comune, ma nel 1999… non lo era! Partiamo da lontano… Negli anni ’80, i Metallica si rifiutavano di giocare secondo le regole del music business, andavano avanti per la loro strada senza preoccuparsi di nulla.

Negli anni 90, invece, si sono abbassati alle logiche del mercato. Hanno iniziato a comporre le cosiddette power ballad e grazie al Black Album sono entrati nel mondo della musica mainstream. Stavano mettendo, e vendendo, il loro marchio su tutto e, peggio di tutto, si erano tagliati i capelli. Quando uscì l’album Load, solidificò nella mente di molti fan più anziani il cambiamento della band: da un giovane gruppo arrabbiato del popolo a rockstar con troppi soldi. Serviva un’idea, qualcosa di sensazionale! Poi la lampadina si accese: heavy metal e musica classica, un binomio perfetto… forse. Infatti ci avevano provato già altre band a unire in matrimonio due generi così distanti cronologicamente quanto vicini a livello di suoni e di passione. Deep Purple, Yngwie Malmsteen, Emerson Lake and Palmer o Roger Waters dei Pink Floyd con il suo “The Wall: Live In Berlin” del 1990, KISS, Scorpions, Dream Theater, Yes.

S&M: L’Incontro tra i Metallica e Michael Kamen

Metallica S&M

Una lista davvero lunga con nomi importanti dell’industria musicale. Tra operazioni riuscite e flop totali, non potevano mancare loro: i Metallica. Dopo una serie di album mediocri e un doppio disco di cover di discutibile valore, i nostri decidono che è giunto il momento di pubblicare un altro live. La potente “Elektra Records” dà loro carta bianca per realizzare l’imponente progetto e registrare un prodotto da portare al più presto tra gli scaffali dei negozi. I Four Horsemen assoldano il direttore d’orchestra Michael Kamen, già loro collaboratore nel brano “Nothing Else Matters” e le sere del 21 e 22 aprile 1999, nel Community Theater di Berkeley in California, registrano uno show dal vivo con l’accompagnamento della Orchestra Sinfonica di San Francisco.

Nel 2019, venti anni dopo S&M, i Metallica sono tornati a misurarsi davanti al proprio pubblico con l’orchestra sinfonica di San Francisco in due concerti al Chase Center diretti da Edwin Outwater e Michael Tilson Thomas, alla sua ultima stagione come direttore musicale, realizzando S&M 2. Originariamente questo secondo evento con la San Francisco Symphony era previsto per il solo 6 settembre ma, a seguito dell’enorme richiesta dei fan, i Metallica hanno aggiunto un’ulteriore data fissata l’8 settembre riservata esclusivamente al fan club ufficiale Fifth Member.

S&M2: il ventennale

«Siamo abbastanza abituati a fare canzoni epiche», dice James Hetfield. La radice della musica dei Metallica, e dell’heavy metal in genere, è la sublimazione della rabbia, la ricerca della trascendenza, il bisogno di racchiudere il caos all’interno di una struttura sempre più complessa e maestosa, cercando un equilibrio emotivo attraverso il volume. La musica classica invece, come spiega Michael Tilson Thomas «è la creazione di un’oasi spirituale in cui tutte le energie convergono nello stesso punto». Nel progetto S&M si capisce che i due linguaggi sono complementari. È una creatività che si esprime al massimo solo quando è sull’orlo della distruzione, e i Metallica sono capaci raggiungere il limite.

THE ECSTASY OF GOLD

E con questo pezzo del grandissimo Ennio Morricone si apre questo concerto dal titolo S&M, un gioco di parole dove la “S” sta per “Symphony” ed è scritta in maniera simile ad una chiave di violino mentre la “M” sta per “Metallica” ed è presa dal classico logo del gruppo. Una sorta di leggenda metropolitana, racconta che la sigla “S&M” è anche conosciuta come l’abbreviazione di sadomasochismo e per questo motivo alcuni fan pensano che l’album sia un omaggio ai Thin Lizzy, uno dei gruppi ispiratori della band californiana.

MASTER OF PUPPETS

Master Of Puppets, grandissimo pezzo del 1986 che nel 2022 ha ritrovato popolarità grazie al suo utilizzo nel finale della quarta stagione della serie televisiva Stranger Things, garantendo il suo debutto in varie classifiche mondiali a distanza di oltre 35 anni dalla sua pubblicazione. 

OF WOLF AND MAN

Ascoltare un’orchestra è sempre emozionante. Tenete presente che il direttore Kamen svolge non solo un lavoro di accompagnamento ma addirittura cerca di ricomporre una base sinfonica sulla quale appoggiare la struttura tipicamente metal dei Metallica, spesso risultando il vero protagonista di questa epopea musicale. Questo lavoro ha ricevuto tantissime critiche negative, una su tutte che i Metallica non hanno capito e saputo sfruttare pienamente il potenziale sinfonico delle loro canzoni, tanto da tenersi a galla soltanto con l’esperienza.

THE MEMORY REMAINS

The Memory Remains è un brano che ha molti richiami classici, a cominciare dal suo riff portante che ricorda un po’ i Black Sabbath del periodo “Sabbath Bloody Sabbath“, anche se siamo su lidi del tutto differenti da quelle vene progressive e oscure sfoggiate dalla band di Tony Iommi. Comunque I Metallica riprendono la lezione dei loro maestri, rendendo il tutto ben amalgamato a quella che è la loro proposta musicale: un hard ‘n’ Heavy a tinte moderne, venato di Blues e, per l’occasione, dotato di una forma orchestrale che abbellisce il tutto.

Il testo di questo pezzo, datato 1997, sembra scritto ieri o domani! Il brano affronta una tematica molto attuale: la fugacità della fama, una divinità che molti rincorrono e corteggiano ma che è viziata e capricciosa, decisamente infedele e restia a rimanere per sempre accanto ai suoi numerosi amanti. Come si è incondizionatamente donata è infatti pronta a sparire per sempre, lasciando ai malcapitati solo una scia di bei ricordi, sepolti sotto dita di polvere e di tristezza.

NOTHING ELSE MATTERS

Uno dei pezzi più amati dai fans di seconda generazione, la struggente ballata “Nothing Else Matters”, tratta dal “Black Album“; un brano che ha permesso ai Metallica di farsi conoscere anche al di fuori dell’ambito metal.

THE CALL OF KTULU

Uno dei brani strumentali più famosi dei Metallica e quello che forse li rappresenta maggiormente, almeno per quanto riguarda la prima parte della loro carriera. Questa versione orchestrale ri arrangiata da Kamen vinse nel 2001 un Grammy Award nella categoria Best Rock Instrumental Performance.

MOTH INTO FLAME

Un rock travolgente. Un brano che sembra lontanissimo dalla musica classica che invece acquista maggior vigoree grazie alla presenza di strumenti con dovrebbero aver niente a che fare con il metal.

NO LEAF CLOVER

Brano inedito del 1999 introdotto dalle viole che danno una sensazione paradisiaca e che preparano la strada a un brano morbido costruito su interessanti strofe dal retrogusto malinconico e dall’aria distesa. Un brano perfetto per la resa sinfonica che ne esalta le linee melodiche, sostenute dagli archi sempre in primo piano, soprattutto nel ritornello che si memorizza all’istante e che sembra far parte della colonna sonora di un vecchio film.

FOR WHOM THE BELL TOLLS

Un maestoso impatto sonoro generato dalle chitarre e dagli strumenti classici che donano epicità, mentre le mitragliate con la doppia cassa sparate da Ulrich ci arrivano dritte allo stomaco. Bellissimo l’interludio strumentale, con Kirk Hammett che si mette a duellare con l’orchestra e ritorna alla strofa. Il testo prende spunto dal romanzo “Per Chi Suona La Campana” di Ernest Hemingway, a sua volta, preso da un famoso sermone di John Donne; in relazione al concetto secondo il quale nessun uomo è un'”isola”, cioè che nessuno può considerarsi indipendente dal resto dell’umanità.

SAD BUT TRUE

Uno dei brani più oscuri e pesanti del Black album. Nel breve interludio strumentale, con l’orchestra in evidenza, Hetfield ne approfitta per fomentare il già caloroso pubblico, poi dopo un’ammaliante pausa che lascia tutti con il fiato sospeso, si riparte con il potente wall of sound che accompagna l’assolo di chitarra di Hammett. Il testo mette in risalto il profondo conflitto interiore che pervade certi esseri umani, quando sono di fronte a difficili decisioni da prendere. Persone che vivono in un mondo tutto loro, fatto di menzogne e bugie, che spesso perfino loro stessi stentano a distinguere dalla realtà, come dice il titolo, triste ma vero.

ONE

Unico brano estrapolato dall’album “…And Justice For All” del 1988. Questo pezzo sintetizza il connubio fra i Metallica e l’orchestra diretta magicamente da Michael Kamen che, con i tristi lamenti degli archi, va a dipingere un solenne scenario che emana un pesante alone di tristezza, proiettandoci con la mente su un triste paesaggio devastato da un conflitto bellico. Le trame orchestrali in questo brano sono da brividi. Le melanconiche atmosfere del brano si sposano in pieno che lo struggente testo, che illustra l’oblio di un soldato ferito da una mina e costretto per sempre in un letto.

WHEREVER I MAY ROAM

Uno dei migliori brani del Black Album, “Wherever I May Roam“, dove Le sinistre trame dei violini anticipano l’ingresso dell’inconfondibile intro dal sapore orientale. Questa canzone narra le gesta di un fantomatico uomo senza fissa dimora, che fa delle strade che percorre la propria casa. Un’anima libera, che vive alla giornata e che non deve rendere conto a nessuno, neanche alla Grande Mietitrice, convinto che una volta lasciata la vita terrena, continuerà a vagare per altri mondi ed altre dimensioni, tanto da volerlo inciso come epitaffio sulla sua lapide.

THE UNFORGIVEN III

La canzone esplora i temi del perdono, del rimpianto e della solitudine. Il ritornello enfatizza la sensazione di essere “persi”, mentre si lotta con l’incapacità di perdonare se stessi, nonostante l’importanza di farlo per andare avanti. L’assolo di chitarra alla fine rafforza ulteriormente l’atmosfera di rimpianto e desiderio di una via d’uscita e l’orchestra è l’ideale tappeto suonare per raccontare questa triste storia.

ENTER SANDMAN

Brano incentrato sull’atavica paura dell’uomo nero che da sempre accompagna i bambini di tutto il mondo. La canzone inizia con uno dei momenti più dolci della vita di un bambino, quello del bacio della buonanotte e della preghiera che conclude la giornata. Poi arriva l’uomo del sonno, che trasporta il bambino verso mondi incantati, ma a volte malvagi ed oscuri, pieni di pericoli e di mostri che si nutrono di paura e che solo la luce del mattino può spazzare via.

La potente cavalcata all’unisono tra musica classica e metal termina qui.

Alessandro Carugini

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