Stasera in tv: Nemico Pubblico gangster movie ispirato alla vita del leggendario rapinatore di banche John Dillinger. Michael Mann (L’ultimo dei Mohicani, Heat-la sfida, Ali) si cala nel cuore dell’azione, senza tuttavia rinunciare ad una regia dai tocchi psicologici. L’uso sistematico di inquadrature soggettive, primissimi piani ed estreme profondità di campo drammatizza infatti lo scontro tra individuo e collettività. Il motivo della solitudine è del resto echeggiato dalla superba confezione estetica, in cui l’uomo è alienato nelle geometrie delle architetture art déco e nell’illuminazione forte e tagliente di Dante Spinotti. Questa evoca certamente il genere noir, ma forse ancora di più i favolosi ritratti di solitudine urbana di Edward Hopper. Tra richiami al pittore, la musica di Billie Holiday e riferimenti ai film degli anni 30, l’epoca è ricreata anche nella propria follia mediatica, attraverso una costruzione meta-cinematografica che confronta l’icona Dillinger e l’essere umano, tra edificazione e distruzione.
John Dillinger (Johnny Depp) è un rapinatore di banche talmente abile da essere divenuto una celebrità. A differenza di altri gangster, egli lotta esclusivamente contro le istituzioni, ma non abusa delle persone. Dillinger è inoltre disinvolto con i media ed amato dal “pubblico”, che ne segue le vicende. L’FBI guidato da J. Edgar Hoover (Billy Crudup) non tollera più la situazione. Da un lato assume l’efficace e spregiudicato Melvis Purvis (Christian Bale) alla guida di un’investigazione “scientifica”, secondo l’uso di tecnologie avanzate. Dall’altro si batte per cambiare le leggi, permettendo un coordinamento federale tra poliziotti, in modo che i criminali non possano più scappare negli stati vicini. Cambiamento che non piace ai gangster, i quali ne recriminano a Dillinger ed il suo folle polverone mediatico, la responsabilità. Il famoso criminale si ritrova sempre più isolato, mentre il freddo Purvis consolida sempre di più le proprie tecniche per accerchiarlo…
Stasera in tv: un gangster rock star!
Il film si apre con Dillinger alla guida di una spedizione di liberazione degli amici in cella. Fittiziamente arrestato da un falso poliziotto, egli penetra le carceri, provoca la rivolta e fa scappare tutti “prendendo in prestito” le uniformi della polizia. Il classico tema del mescolamento tra poliziotto e criminale, bene e male, avvia la costruzione di un’opposizione forte tra un fuorilegge umano ed un capo polizia cinico e distaccato. Ad essa si aggiunge il contrasto tra il coeso comunitarismo della band dei criminali, e la disorganizzata e rigida gerarchia dell’FBI. Dillinger è un quasi un capo tribù: salva i compagni, vive con i colleghi, è grato agli anni di carcere giovanile che gli hanno permesso di “farsi dei buoni amici”. Si mostra dalla parte del popolo, indirizzando le sue rapine esclusivamente alle casseforti delle banche e mai al denaro degli impiegati.
La sua impulsività si oppone alla gelida maschera di Purvis (inquietantissimo Bale). Emblematico lo straziante e disperato epilogo, in cui il criminale sfida i pedinamenti polizieschi per recuperare l’amata Billie Frechette (Marion Cotillard). Il John Dilinger di Johnny Depp è una figura romantica, infiorettata dai giornalisti che pendono dalle sue labbra ed acclamata dalla folla che lo saluta entusiasta, il giorno dell’arresto. Consapevole manipolatore dei media, egli è perennemente confrontato alla propria iconica immagine, e alle imprese che intrattengono il pubblico come un avventuroso film. “Sono un location-scout per il cinema” scherza il suo collega, mentre Dillinger trasporta una coppia di ostaggi in direzione del bosco. Essi saranno legati all’albero con un finto nodo e in grado di liberarsi da soli: l’intero rapimento è puro show.
Costruzione di un’icona, i danni della celebrità
In una dimensione meta-cinematografica, il film si mette in dialogo con le proprie forme di espressione ed altre opere famose. Gli strumenti investigativi sono trascrizioni di telefonate mostrate come una sceneggiatura e ritratti fotografici di sospetti che sembrano un “casting”. Strizzate d’occhio al mondo del cinema che, ai tempi d’oro, era parte costitutiva della società, gangster movies compresi. “Vuoi vedere la mia imitazione di James Cagney?” chiede un personaggio, evocando il travolgente divo di Nemico pubblico di William A. Wellman (1931). Citato e perfino mostrato è inoltre il film Le due strade di W. S. Van Dyke (1934), che il vero Dillinger andò a vedere poco prima di morire. Tale aneddoto macabro fu tra l’altro sfruttato dalla produzione di tale pellicola, per pubblicizzarla. La vita del gangster alimenta dunque l’immaginario del cinema, il quale a sua volta incanala la fama e l’adorazione del pubblico per i gangster.
Un circolo vizioso tra realtà e trasfigurazione più volte suggerito da Mann, che mostra l’essere umano John Dillinger contemplare la propria immagine iconica, trasmessa dai cinegiornali americani o raccontata alla radio. I reporter lo rincorrono e gli puntano le telecamere in delle atmosfere fumose, in cui i riflettori lo fanno emergere, in una folla di anonime ombre. Dopo la sua cattura, il suo arrivo in aereo è filmato e trasformato nel bianco e nero dei reportage dell’epoca. La fotografia del suo arresto, inoltre, è contemplata dallo stesso Dillinger spettatore di cinema, quando in una sala si chiede al pubblico di cercare il noto criminale. Si accendono, in quel momento, le luci e si chiede a ciascuno di verificare se il vicino di sedia appaia come il fuggitivo mostrato sullo schermo. Dillinger è protetto, perché entrambi gli amici gli siedono accanto, circondandolo; egli è la società stessa, e da essa è “coperto”.
Individuo e società, celebrità e solitudine
“Mi nascondo nel pubblico, mi deve importare cosa esso pensa di me”, egli affermerà. La celebrità di John Dillinger è quindi una strategia di sopravvivenza, tanto efficace da un lato, quanto controproducente dall’altro. La sua fama catalizza la discussione politica sulla criminalità e, ironicamente, aiuterà i poliziotti a far passare una legge di autorizzazione alla loro circolazione federale. Dillinger perde popolarità tra i gangster e sarà sempre più isolato, come il gelido antagonista Purvis. Solitudine sottolineata dall’uso sistematico di inquadrature in soggettiva, che oppongono i protagonisti al resto di una collettività, da essi drammaticamente allontanata con la profondità di campo.
Dillinger è ostracizzato da società e amici, Purvin è isolato dalla pressione politica e la difficoltà di coordinare i propri uomini, spingerli ad uccidere, sporcarsi egli stesso le mani. L’uso del primissimo piano sui due antagonisti stabilisce una connessione emotiva con lo spettatore, che è chiamato ad immedesimarsi nella loro difficile ed isolata condizione, in questa esasperata lotta alla sopravvivenza. Stasera in tv: Nemico Pubblico, su Iris, alle 21.00.
Sara Livrieri
Seguici su
Metropolitan Cinema