Afghanistan, fustigazioni e fame: cosa sta succedendo

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Di Giorgia Bonamoneta

Da quando nell’agosto 2021 i talebani hanno assunto il controllo dell’Afghanistan i diritti basilari sono sotto attacco. Nell’ultimo rapporto di Amnesty International sono state denunciate torture e sparizioni, arresti e imprigionamenti. Accanto all’assenza di diritti, le pubbliche fustigazioni e la vendita di minori e in un’inchiesta recente la BBC ha raccontato la catastrofe umanitaria della malnutrizione.

L’attenzione del mondo è oggi concentrata sui Mondiali di calcio in Qatar e il loro lato oscuro, sulle proteste in Iran e la guerra in Ucraina. Nel silenzio la fame e la repressione di diritti stanno facendo sprofondare l’Afghanistan in una crisi umanitaria di cui non si vede il fondo. 

La condizione delle donne sotto il regime talebano

Il 17 agosto 2021 i giornali titolavano con una promessa inaspettata da parte del regime talebano di mantenere i diritti conquistati delle donne nel Paese. L’obiettivo era quello di non creare problemi nel dialogo con la comunità internazionale, sempre però rimanendo all’interno dei propri principi religiosi.

La promessa è stata tristemente e inevitabilmente disattesa. Nel silenzio internazionale, concentrato su altre crisi, i talebani hanno iniziato presto a soffocare i diritti delle donne, a partire dal diritto allo studio e al lavoro. Rispetto al passato il regime talebano non è cambiato e anzi le usanze repressive sono state quasi tutte ripristinate. Alle donne sono negata le attività sportive, l’uso di cosmetici, guardare la televisione o ascoltare musica. Alle donne è inoltre vietato lavorare o andare a scuola, viaggiare da sole e possedere sim telefoniche. 

Le donne, in particolare le studentesse sono scese in piazza per protestare e richiamare l’attenzione su quanto educazione sia un loro diritto. “Il silenzio è un crimine“, gridano. La repressione però è sempre più violenta: almeno quattro donne sono state uccise e molti altri sono i casi di violenza. Mentre per i “crimini minori” è stata reintrodotta la fustigazione pubblica.

Afghanistan – Regime talebano

Punizioni pubbliche: donne e omosessuali sotto la frusta

Il 14 novembre il leader talebano Haibatullah Akhundzada ha annunciato l’imposizione di punizioni pubbliche come fustigazioni e lapidazioni in tutto il Paese. Al momento dell’insediamento il regime talebano avevano dichiarato di voler procedere in maniera più moderata, ma così non è stato. Ultimo esempio è avvenuto nella provincia di Logar, dove in uno stadio con pubblico 12 persone sono state condannate alla fustigazione.

Tra queste 3 donne, in seguito rilasciate e 9 uomini incarcerati dopo la punizione. L’accusa era di “adulterio e sesso gay”. “Queste punizioni oltraggiose sono solo un altro passo verso la legalizzazione di pratiche disumane da parte del crudele sistema giudiziario dei talebani”, ha dichiarato Samira Hamidi, attivista di Amnesty International per l’Asia meridionale.

La Shari’a (legge) prevede non solo la fustigazione, ma anche la lapidazione, la mutilazione e la decapitazione. Il vice governatore di Logar l’ha definita l’unica soluzione per i problemi dell’Afghanistan, ma non è ben chiaro come concentrarsi sulla punizione di soggetti marginalizzati possa aiutare l’Afghanistan a superare la profonda crisi umanitaria che sta vivendo.

Afghanistan nel mirino delle sanzioni occidentali: rischio crisi umanitaria

La guerra non risolve i conflitti e vent’anni di occupazione della modernizzazione non bastano a salvare una popolazione. Gli Stati Uniti hanno lasciato in fretta il Paese nell’agosto 2021 e da allora le sanzioni all’Afghanistan hanno fatto crollare l’economia. Persino le Nazioni Unite hanno richiesto all’amministrazione americana di abbandonare le sanzioni, preferendo invece azioni di solidarietà alla popolazione. Oggi il 95% della popolazione afgana non consuma sufficiente cibo e l’impatto maggiore è sulla salute dei bambini.

Nell’ultimo anno la malnutrizione è aumentata del 50% ed esistono poche soluzioni: genitori che vendono gli organi per sfamare la famiglia o pillole somministrate ai bambini per non far sentire loro la morsa della fame. Gli ospedali solidali sono pieni e non riescono a seguire tutte le vite appese a un filo, praticando una vera e propria scelta su chi salvare e chi lasciare. La pratica dei matrimoni forzati infantili è in forte crescita perché appare come l’unica soluzione possibile alla fame.

La BBC ha raggiunto un portavoce del governo provinciale dei talebani a Herat. Secondo Hameedullah Motawakil la situazione è il risultato delle sanzioni internazionali contro l’Afghanistan e il congelamento dei beni afghani. “Il nostro governo sta cercando di identificare quanti ne hanno bisogno”, racconta. Secondo il portavoce le persone mentono sulla loro condizione, ma anche davanti alle prove dei giornalisti ha negato la gravità della crisi

L’attenzione è posta sull’apertura di nuovi posti di lavoro, ma il problema non è il lavoro in sé. Infatti chi lavora guadagna circa un dollaro al giorno, ovvero 100 afghani (valuta locale) con i quali si riesce a comprare un pezzo di pane e poco altro. Il problema è voltare le spalle ai diritti, anche quelli basilari alla vita.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.