Il Batman di Tim Burton rimane ad oggi nell’immaginario collettivo come un’opera “barocca”, carica di fantasia, gag visuali e comicità, in contrapposizione alla versione più cruda e dark di Christopher Nolan. È interessante notare come i parametri di giudizio delle opere siano cambiati nel tempo. Nel 1992, infatti, Batman-Il ritorno fu accolto come un’opera di una cupezza scioccante.
I critici americani ne denunciarono l’ atmosfera soffocante, nonché l’infelicità del tentativo di conciliare il genere supereroe e quello noir. L’insieme di ombrosità, violenza e riferimenti sessuali, fece infuriare Mc Donalds, che si ritrovò a ritirare i gadget dell’”Happy Meal” per bambini, ispirati al film. Ed obbligò Warner a liquidare la saga di Burton, per quella, più commerciale, di Joel Schumacher.
Batman, un omaggio all’espressionismo
Tim Burton rende omaggio all’espressionismo tedesco che egli sicuramente ama, ma che è in realtà intimamente legato alla creazione del fumetto stesso. Il personaggio di Joker è notoriamente inspirato al film tedesco espressionista L’uomo che ride di Paul Leni (1928). Il nome della città di Superman, Metropolis, rende omaggio all’omonimo film espressionista di Fritz Lang del 1927, che Tim Burton copia, nella scenografia fatta di edifici opprimenti e pieni di angoli.
Si riprende anche l’idea dell’antropomorfismo, e il robot di Metropolis è imitato in un’architettura affollata di giganti statue umane. L’uomo, o meglio l’umanità, rappresenta del resto il cuore tematico del film, i cui protagonisti cercano la propria definizione esistenziale, tra qualità sovrannaturali e desiderio di normalità. L’uso di ombre e il carattere estremo di trucco e recitazione, si allineano alla drammaticità di questa estetica. La quale Tim Burton dichiaratamente adora, per forza, semplicità ed innata qualità “fiabesca”. E alla quale rende ulteriore omaggio, attribuendo ad uno dei suoi villain, il nome Max Schreck, celebre attore del film tedesco Nosferatu di Murnau (1922).
Un Natale all’insegna dei cattivi sentimenti
Batman-Il ritorno uscì in America in pieno giugno, e ottenne il miglior incasso di week-end che si fossa mai avuto fino ad allora, complice la combinazione tra comicità grottesca e atmosfera natalizia. Quest’ultima è completamente integrata al film in uno spirito ironico, sovversivo e iconoclasta. I giocattoli sono strumenti di morte, nella forma dell’anatra da bagno e il trenino gigante, veicoli con cui il Pinguino e i suoi alleati fanno esplodere stanze o rapiscono bambini. I regali sono scatole esplosive da cui saltano fuori clown e saltimbanchi assassini.
Gli scontri più significativi tra Batman e Pinguino si giocano attraverso scherzetti tecnologici e tecniche da videogame (il Pinguino, per esempio, dirotta la macchina di Batman e la guida a distanza attraverso un veicolo-giostra). Il ghiaccio, solido o fumante, domina tutte le scene ricordando l’inumana freddezza del “peccato originale”, l’abbandono del Pinguino da parte dei genitori. Egli è lasciato in una cesta sul fiume, come Mosè, e vuole uccidere tutti i neonati della città, come Erode. Il Natale, nelle sue dimensioni biblica e pagana è quindi stravolto in chiave parodistica. E gli abeti addobbati sono sistematicamente abbattuti dagli attacchi terroristici, o usati per liberare una neve nera di pipistrelli.
Batman-Il ritorno, una troupe bestiale! Non tutti sanno che…
“Mai lavorare con bambini e animali” dice l’antico assioma di Hollywood, riconoscendo le complicazioni pratiche e legali che ne conseguono. Gli animali sono spesso e volentieri ricreati con le tecnologie robotiche ed effetti digitali. Nel frattempo, il Festival di Cannes ha instituito in 2001 il Palm Dog Award, in cui convincenti interpretazioni (vedi il pittbull di C’era una volta a…Hollywood) sconvolgono il senso dell’espressione “recitare come un cane”. E poi c’è chi semplicemente non si vuole affidare ad un effetto artificiale, come Tim Burton, che in questo caso voleva dei veri Pinguini Reali, trovabili solo in Inghilterra. La produzione li ha fatti dunque volare in America con un aereo refrigerato, ha preparato dei trailer di lusso, dotati di piscine, ghiaccio a volontà, pesce appena pescato, e una body guard.
Non tutti i pinguini sono veri, però, ed alcuni sono un misto di persone, robotica ed effetti grafici digitali. L’uccellino che Cat Woman sta per ingoiare, è tuttavia vero! Michelle Pfeiffer si è realmente messa in bocca l’animale, che non era nemmeno sedato, e l’ha tenuto per qualche secondo, scioccando lo stesso Tim Burton. Nella scena in cui Cat Woman resuscita grazie all’intervento dei gatti, ella ha inoltre posato per terra, con il costume imbottito di tonno, affinché le numerose bestie si avvicinassero a leccarla. Danny De Vito, dal canto suo, ha veramente mangiato il pesce “nature”, come si vede nel film. Non solo: nella scena in cui riceve un messaggio da una scimmia, l’animale era talmente spaventato che l’attaccato…nelle parti sensibili! Il costume pieno di imbottiture lo ha salvato: unico caso in cui l’attore avrà veramente ringraziato le pesantissime 4 ore di trucco/protesi giornaliere.
Sara Livrieri
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