Stasera in tv: ” Blackhat”, cyber thriller di Michael Mann, con Chris Hemsworth

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Di Redazione Metropolitan

Stasera in tv Blackhat, cyber thriller di Michael Mann (L’ultimo dei Mohicani, Heat, Collateral, Nemico Pubblico). In un mondo di pirati informatici e criminalità invisibile, l’elegante regista, complice la fotografia di Stuart Dryburgh (Un angelo alla mia tavola, Lezioni di piano, Boardwalk Empire), ridefinisce i canoni dell’azione; la quale si “svuota” dell’elemento umano, e traduce in un’inquietante e fantasmagorica meccanicizzazione, da personale a digitale, da macro a micromondo. L’immaginario notturno è sinonimo di alienazione come in Collateral, ma anche simbolo, meno esistenzialista e più concreto, dell’invisibilità ed inquietante ubiquità dell’hacker; la notte simboleggia dunque un mondo in cui tutti possono essere osservati, e soltanto altri hacker, figure eroiche e dall’illegalità romanticizzata, possono difenderci.

Un pericolosissimo pirata informatico fa esplodere le pompe di una centrale nucleare cinese e si inoltra nel mercato di scambio, facendo montare il prezzo della soia. Il governo cinese affida l’indagine al comandante Chen Dawai (Leehom Wang), e, non senza politica diffidenza, ad una sezione dell’FBI, capitanata da Carol Barrett (Viola Davis). Il formidabile Chen Dawai riconosce che il malware usato dall’hacker è stato riciclato da un virus scritto anni prima da lui stesso, insieme al compagno di college Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth); quest’ultimo, brillante informatico caduto in disgrazia e in prigione, si unisce al team, a condizione di una riduzione della pena. Con l’aiuto di Chen Lien (Tang Wei), sorella del comandante, le indagini del gruppo si orientano su due investigazioni paralelle; da un lato, Hathaway e Chen Lien seguono le tracce del virus; dall’altro, Chen Dawai affianca l’FBI nell’investigazione del crimine finanziario…

Stasera in tv: Blackhat, la figura romantica dell’hacker

Fin dai primi minuti di indagine, Nicholas Hathaway mostra le proprie straordinarie e geniali doti di intuito, rivelandosi la figura di eccezionale intelligenza che, naturalmente superiore ai “mortali”, potrà risolvere il caso. L’afroamericana Carol Barrett dell’FBI (Viola Davis) gli abbaia addosso, quando, all’inizio, Hathaway la chiama maldestramente “chica”; salvo prostrarsi, in un secondo tempo, ai suoi piedi e dirgli “puoi chiamarmi chica tutte le volte che vuoi”. Gli esseri umani si sottomettono volentieri a persone a cui riconoscono potenzialità straordinarie. Hathaway costituisce l’immagine romantica e un po’ maledetta dell’hacker, il genio dei nostri tempi; colui che, secondo certi canoni, è l’unico a cogliere la quintessenza di determinati aspetti della realtà. Contemporaneo a Blackhat (2015) è del resto lo show Mr. Robot, il cui iperdotato protagonista è il personaggio chiave che svela allo spettatore i segreti più deplorevoli e cinici della società.

Ad immagine del suo super potere, la forma fisica di Hathaway è eccezionale; ma è soprattutto la sua personalità a delinearsi “romantica”, nel suo idealismo e coraggio che lo spingono a non accettare compromessi, né nella contrattazione, né, soprattutto, nei principi morali. Si pensi al motto “rubo alle banche, mai alle persone”; si riprende quasi alla lettera il Dillinger di Nemico Publico, sempre di Mann, in cui un carismatico Johnny Depp suscita gli entusiasmi del popolo, che lo acclama come ladro rockstar, più forte delle istituzioni. All’umanità di Dillliger fa da pendant la moralità di Hathaway, finito in carcere per aver attaccato un uomo che disturbava la fidanzata. Da allora, è romanzescamente ostracizzato dalla società, con cui egli si ritiene “incompatibile”.

Blackhat-Photo Credits: movieplayer.it
Blackhat-Photo Credits: movieplayer.it

Ambientazione notturna e microcosmica, l’umano sparisce

Del resto, l’immagine più evocativa dell’hacker-super uomo è rappresentata nella straordinaria sequenza finale, in cui Hathaway dà la caccia ai “colleghi cattivi”, autori dei misfatti. Opposti, ma uguali, i cyber esperti sono trascinati dalla folla di una celebrazione folkloristica a Giacarta; i cortei, composti da persone in costume, bendate e coperte da lenzuoli, simboleggiano l’umanità omogenea e mediocre, contro la quale i geniali esperti si ergono e muovono, letteralmente, controcorrente. Del resto, le torce dei passanti richiamano la straordinaria sequenza iniziale; essa è giocata nell’equivalenza tra l’umanità, mostrata dallo spazio come un insieme di luci sul globo, ed i canali di trasmissione digitali, un micromondo di “strade” percorse dalle scintille degli impulsi elettronici, ad oggi quintessenza dell’interazione tra gli uomini. Se questo è vero, allora il genere di azione è ridefinito e si volge al di fuori dell’essere umano.

Emblematica, in questo senso, la sequenza dell’hackeraggio alla borsa; il trade center di Chicago è pervaso quasi da un’aria fantasmagorica, echeggiata dai volantini mossi dal vento e l’immagine-simulacro di una donna nello schermo, mentre i prezzi sono cambiati da una forza misteriosa, quasi inquietante. Nella stessa ottica va l’ambientazione quasi esclusivamente notturna, che sottolinea l’oscurità ma anche l’ubiquità di questi agenti, a proposito dei quali l’unica certezza è l’incertezza nella localizzazione, “smistata” da speciali apparecchi che li riportano virtualmente in ogni luogo. Il buio concilia la contraddizione di essere in un luogo, e non esservi, non risultare da nessuna parte ed al contempo, dappertutto. E se Hathaway riesce a penetrare un programma del governo americano inviando giusto un pdf, è dunque facile per queste persone sorvegliare chiunque, in un mondo in un cui nessuno si salva, come sottilineato dalle numerose immagini di camere di sorveglianza.

Stasera in tv, un flop ingiusto?

Blackhat con un guadagno di 19,7 milioni di dollari per un budget di 70 non ha veramente avuto successo al botteghino. La popolarità di attori come Chris Hemsworth e Viola Davis, nonché il prestigio del celeberrimo e geniale Michael Mann, al ritorno dietro lo la telecamera sei anni dopo Nemico Pubblico, non sono bastati. Al contempo, la straordinaria confezione estetica dell’elegante regista garantisce alla pellicola il posizionamento tra i migliori film dell’anno, secondo rinomati critici cinematografici.

Il mancato successo commerciale dell’opera è probabilmente legato alla relativa complessità della trama, che si sviluppa su due indagini parallele, quella più strettamente informatica e quella finanziaria. Gli argomenti peccano forse di un po’ di tecnicità; la quale è tuttavia digeribile, con un po’ di impegno da parte dello spettatore. Quando si entra nel “puzzle” si apprezza molto un film “d’azione” che è molto più mentale che fisico, e si pone criticamente ad immagine di ansie e traumi odierni. Stasera in tv, Blackhat, su canale 20, alle 21.00.

Sara Livrieri

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